Apostoli, 使徒 e ANGEL: la voce chiara della buona novella.

Ultimo aggiornamento: 12 Dicembre 2022 da Shito

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Per quanto umoristica, si tratta di un’immagine ufficiale (si noti il copyright)


Introduzione: perché mai questo articolo?

A seguito della pubblicazione del mio “secondo adattamento” dell’originale ShinSeiki Evangelion, ovvero quello ascoltatosi nel “primo doppiaggio Netflix” (poi ritirato e infine sostituito da un successivo “terzo adattamento” della serie, col quale il sottoscritto non ha nulla a che fare), si è scatenata ogni sorta di discussione. Molte di queste si sono appuntate su aspetti dell’adattamento, ovvero di resa linguistica dei dialoghi. Si tratta di un ambito vasto in cui si può sempre molto discutere e ancor più approfondire, ma prima di questo ritengo sia necessario rendere assolutamente chiaro e limpido per tutti un “dettaglio” che resta elemento fondamentale – basilare anche perché simbolico. Si tratta della resa interlinguistica di un singolo e semplice termine, che nella narrazione è per di più deliberatamente assegnato dagli autori a un elemento di pura fantasia. In altre parole, parliamo di un uso terminologico per un elemento di assoluta finzione: la denominazione dei “nemici” del caso: 使徒, ossia しと, vale a dire ‘shito‘. Una singola parola giapponese dal significato univoco e semplice. Qualunque dizionario di giapponese, monolingua o interlinguistico, sarebbe infatti più che sufficiente per dirimere la questione in modo diretto e definitivo: 使徒 significa ‘apostoli‘. Tuttavia, per varie ragioni e questioni, proprio questo termine, ovvero il suo pur semplice e univoco significato, sono stati più e più volte discussi e mistificati, talvolta con innocente ingenuità o leggerezza, talvolta con apparentemente calcolata malizia.

Premesso tutto ciò, la questione potrebbe apparire ormai stantia, ridondante e persino capziosa, quasi un esercizio di sterile logica metalinguistica. Tuttavia, proprio la mistificazione di una realtà linguistica “minima”, come “bianco significa bianco, ovvero bianco non significa rosso”, è in effetti la radice primaria d’ogni possibile successiva confusione. Ed è proprio per questo che ho inteso ripartire precisamente da tale fermissimo punto con questo articolo “monografico”, specifico e approfondito, auspicabilmente esaustivo e definitivo. Occorre insomma, dopo molta burrasca, riportare l’ago della bussola a segnare saldamente il Nord, riallineandosi sull’idea di “significato obiettivo delle parole”, senza il cui presupposto nulla si può in effetti discutere proficuamente, riducendosi piuttosto a forme di solipsismo linguistico di stampo joyceiano, o ancor peggio orwelliano.


Il senso, il valore, la logica delle parole

Dunque, per essere il più analitico possibile, a tutto dispetto dell’effettiva banalità espositiva del caso, inizierò dicendo che la questione potrebbe intendersi organizzata lungo due direttrici d’indagine parallele:

– che cosa significhi 使徒 [しと, shito] nella lingua giapponese in sé, e quindi

– che cosa significhi 使徒 [しと, shito] nell’opera animata ShinSeiki Evangelion.

Poiché l’opera animata ShinSeiki Evangelion è stata creata ed espressa in lingua giapponese, è evidente che la seconda istanza muove sempre e comunque dalla prima, per poi andare a connotarsi e specificarsi in modo peculiare, e da tutto ciò va poi ancora a discendere qualsiasi logica di resa, ovvero di traduzione e adattamento, del termine originale 使徒 [しと, shito] in ogni altra lingua straniera di localizzazione dell’opera, come nel nostro caso l’italiano.

Volendo affrontare e mostrare la realtà dei fatti in modo quanto più obiettivo possibile, sarà necessario in primis sgomberare il campo dalle adulterazioni linguistiche che sono perniciosamente spuntate intorno alla questione. Evitando di dare seguito a semplici chiacchiere infondate e voci di corridoio, partirò quindi da quella che appare purtroppo come la più strutturata delle impalcature di falsificazione linguistica, ovvero un articolo pubblicato su di un prolifico sito amatoriale di appassionati italiani di Evangelion, che sembra essersi guadagnato cospicui e direi non immotivati seguito e considerazione anche e soprattutto tra gli esponenti più entusiasti del fandom nostrano dell’opera in questione.

In detto articolo si sostiene diffusamente che la corretta traduzione in italiano del termine giapponese 使徒 [しと, shito] sarebbe – quantomeno all’interno dell’opera animata Evangelion – quella di ‘angelo’. A supporto di tale specifica tesi vengono proposti vari argomenti, ma il principale è la traduzione di un testo esplicativo comparso su un booklet ufficiale giapponese che fu reso disponibile ai tempi dell’uscita cinematografica del film ShinSeiki Evangelion – Shi to Shinsei, ovvero DEATH AND REBIRTH, vale a dire la prima “uscita cinematografica” conclusiva dell’originale serie di Evangelion, avvenuta nella primavera del 1997. 

Va specificato che il volumetto non risulta direttamente curato né dal regista Anno Hideaki, che è del tutto assente nei credits dello stesso, né dalla GAiNAX, che vi figura solo a titolo di “collaborazione” (協力, きょうりょく, kyouryoku), mentre alla redazione, documentazione e compilazione dei testi sono accreditati soprattutto il giornalista specializzato Oguro Yuuichirou (小黒祐一郎) e il suo Studio Yuu (スタジオ雄). Tuttavia, considerando l’ufficialità e i contenuti della pubblicazione, è più che sensato considerarla come composta e realizzata in grande vicinanza con gli autori dell’anime, con i quali proprio Oguro Yuuichirou collaborava a stretto contatto già da tempo.

In ogni caso, una delle varie sezioni di questo booklet è un “glossario” (用語集, ようごしゅう, yougoshuu) , nelle cui pagine sono riportate ed elaborate numerose parole chiave tratte dalla serie animata. E nello specifico, una in particolare di queste pagine…

La prima pagina del glossario, in giapponese: 用語集, yougoshuu

…contiene proprio la definizione per la voce [ANGEL] (sic. – tutto in maiuscolo, in inglese e al singolare qui inteso come “invariabile”).

Dettaglio del trafiletto specifico in questione

Come dicevamo, il succitato articolo proposto dal fansite italiano elabora a partire da qui, traducendo questo trafiletto e spiegando quindi che la resa corretta del termine originale sarebbe “angelo”, ovvero “angeli”, derivato appunto dall’inglese “ANGEL”. Tuttavia e purtroppo, la traduzione proposta in detta sede è grandemente errata, e totalmente aberrante nei riguardi del contenuto del testo stesso. In tale traduzione si rende fin da principio e costantemente la scrittura “使徒” (しと, shito: apostoli) come “angeli” in italiano, quindi tutto il metalinguismo esplicativo dell’originale va semplicemente a pallino. Potrebbe persino sembrare una “traduzione” malevola volta a convincere a priori di quel che si vuole far intendere, e questo sarebbe veramente terribile, ma più probabilmente si tratta di un semplice, classico, ma tragico caso di “doppia traduzione viziata”, perché una traduzione completa in inglese del booklet in questione può essere comodamente reperita qui, e proprio il sito che la ospita, e in particolare la traduzione inglese del booklet in questione, viene citata come fonte anche di alcune traduzioni italiane presenti all’interno del sito nostrano da cui si diceva. Cosa nella quale non ci sarebbe nulla di male, anzi il contrario, anche perché la traduzione inglese appare generalmente molto affidabile e il sito italiano che la riprende, come si è detto, attribuisce giusto e puntuale credito alla sua fonte.

Per dovere di cronaca, si specifica anzi che la traduzione inglese del booklet in questione, opera dell’utente Bochan_bird e risalente alla fine degli Anni Novanta, mi era personalmente nota sin dai tempi della sua prima diffusione, anche perché l’utente Bochan_Bird – già intensamente attivo sull’allora febbrile mailing list inglese di Evangelion fondata da Tom Rothamiel, da me stesso frequentata – era divenuto anche un mio corrispondente personale, con cui mi scambiai lettere per anni e che incontrai persino de visu in due occasioni, prima a Roma e poi a Tokyo. In un’epoca in cui le traduzioni dei molti materiali giapponesi originali di Evangelion scarseggiavano in tutto l’occidente (non che oggi vada poi tanto meglio, come si vede, se si parla di traduzioni dirette), Mason era un generoso appassionato americano residente in Giappone, un traduttore professionale per altri settori, che metteva a disposizione dell’allora onesta community inglese numerose e spesso corpose traduzioni da lui operate ad hoc. Con Mason (e con l’unico altro frequentatore italiano di quella mailing list inglese, ovvero l’amico Emanuele) discutemmo a lungo soprattutto del senso di una battuta di Katsuragi Misato che è un po’ una chiave di volta in Rebirth (e poi in Air, ridoppiata ma con uguale testo), perché alla fine dei ’90 l’interpretazione del finale della serie era davvero l’argomento più discusso, ma questa sarebbe tutta un’altra storia.

Piuttosto, sempre per dovere di cronaca, specifico altresì che l’originale cartaceo del booklet in questione è in mio personale possesso sin dal 1997, e sin da allora venne tradotto in italiano direttamente dal giapponese e messo a mia disposizione come materiale di riferimento per il primo adattamento della serie da me curato, e per la stesura della nostrana EVANGELION ENCYCLOPEDIA, da me personalmente redatta, e allegata alle prime uscite in VHS della serie animata in italiano.

In ogni caso, purtroppo la traduzione inglese di quel particolare trafiletto operata da Bochan_bird, che è probabilmente alla base di quella italiana qui in esame, risulta viziata nella resa del testo originale tanto quanto quella ulteriormente tradotta nella nostra lingua, benché – come si vedrà – la questione interlinguistica fosse implicitamente destinata a provarsi più spigolosa quando trasposta dal giapponese in inglese, piuttosto che in qualsiasi altra lingua (come l’italiano). Quindi di seguito si propone innanzitutto una traduzione corretta e diretta dell’incipit del trafiletto in questione, cioè le prime poche righe, quelle che definiscono il significato bruto del lemma giapponese, e il suo rapporto con quello inglese, nello specifico del “dizionario interno” di Evangelion.

[ANGEL] (sic. – scritto in inglese, tutto in maiuscolo e proposto al singolare “invariabile”)
Sono gli Apostoli, gli esseri che minacciano l’umanità. Il loro nome inglese non è APOSTLE (= 使徒, しと, shito, apostoli), bensì ANGEL (= 天使, てんし, tenshi, angeli). In effetti, Sachiel, Shamshel, Ramiel e gli altri nomi dati agli Apostoli, con l’eccezione del 1° Apostolo Adam, sono tutti nomi di angeli.

(nota: a questo punto dell’evoluzione della trama di Evangelion è probabile che gli autori non avessero ancora “deciso” che Lilith fosse il “Secondo Apostolo”: era ancora la “fonte della vita” da cui era nato anche Adam, infatti Lilith non viene citata come “eccezione” di nomenclatura al pari di Adam) 

Di seguito si riporta per ulteriore scrupolo anche la trascrizione digitale del testo giapponese originale in questione, a beneficio e per più celere riferimento di chiunque fosse interessato a verificare la veridicità della preposta traduzione tramite l’uso di strumenti informatici professionali o amatoriali, oggi comunemente disponibili anche online.

[ANGEL]
人類を脅かす存在である使徒。その英語名は、APOSTLE(=使徒)ではなく、ANGEL(=天使)とされいいる。確かに、サキエル、シャムシエル、レミエルなど、使徒に付与された名称は、第1の使徒アダムを除き、全て天使のである。

Dunque, come la semplice traduzione diretta del testo in questione esplicita ed esplica più che sufficientemente, è chiaro che vi è una intesa e rimarcata non corrispondenza tra l’uso del termine giapponese 使徒 [しと, shito], il cui unico significato di ‘apostolo’ viene rimarcato anche con la corretta traduzione inglese APOSTLE, e il “corrispondente” termine inglese ANGEL, che sebbene correttamente indicato come traduzione di 天使 [てんし, tenshi, angeli] viene deliberatamente associato come nome inglese degli esseri chiamati 使徒 [しと, shito], ovvero “Apostoli”. Non si tratta cioè di una traduzione, men che meno intesa o imposta ai territori stranieri, ma di una deliberata corrispondenza terminologica interna all’opera originale giapponese: i “nemici dell’umanità”, nell’opera animata ShinSeiki Evangelion, si chiamano:

使徒 / ANGEL ovvero Apostoli / ANGEL

Vi è, in altre parole, un inteso dualismo terminologico interlinguistico sul modo in cui vengono denominati “i nemici” presenti nell’originale giapponese. In lingua prima si chiamano 使徒 (Apostoli), ma quando il loro nome compare a video scritto in caratteri latini, allora è codificato con l’anglicismo ANGEL.

È inoltre assolutamente falsa la fantasiosa diceria che vorrebbe simili glossari come materiali di riferimento intesi per i responsabili delle edizioni straniere della serie animata, e proprio chi sta qui scrivendo è stato personalmente responsabile dell’adattamento della stessa sia nel 1997-2000 che nel 2019. Al contrario, tutto il booklet in questione, come pure altri suoi consimili, sono semplici prodotti commerciali, messi in vendita in Giappone in occasione delle uscite cinematografiche originali di Evangelion, che come si è visto vennero anzi persino redatti da soggetti vicini ma comunque esterni alla GAiNAX. Si tratta insomma di materiale rivolto al comune pubblico giapponese, con intento divulgativo ed esplicativo delle molte pieghe narrative, e talvolta anche terminologiche, accumulatesi nel corso dei 26 episodi televisivi originali – alle quali si tentava di dare una nuova conclusione e sistemazione con i sospirati film del 1997. Anzi, la presenza stessa della specifica “voce di glossario” su quel particolare booklet cinematografico da cui siamo qui partiti sembra trovare la sua ragion d’essere proprio dall’intenzione di spiccare, confermare e ancor più canonizzare in primis l’intesa discrepanza interna all’opera originale insita nel dualismo terminologico di 使徒 [しと, shito: apostoli] e ANGEL. Pertanto, questa evidente realtà scardina totalmente il secondo e assai popolare argomento utilizzato da coloro che ritengono, o forse propugnano ciecamente, che il termine 使徒 [しと, shito: apostoli], andrebbe “tradotto” o “adattato” con il termine del tutto improprio di “angeli”.

In pratica, anche se all’interno della serie compaiono scritte inglesi come questa:

(si noti anche la scritta “BLOOD TYPE : BLUE”, lo schermo interno alla narrazione
mostra tutta la terminologia in lingua scenicamente inglese/internazionale)

…e benché in una schermata della sigla iniziale della serie compaia questo:

…d’altro canto il titolo giapponese del primo episodio è comunque questo:

使徒、襲来” ovvero “Apostoli, l’assalto”

Tra l’altro, nel “titolo inglese di metà episodio” (tutti gli episodi di ShinSeiki Evangelion essendo intesi e presentati con due diversi titoli, uno giapponese e uno inglese, che sono solo raramente corrispondenti fra loro quanto a significato) diventa:

Dunque permane questo dualismo terminologico forzoso tra 使徒 [しと, shito: apostoli] e ANGEL, che è senza dubbio il più costantemente presente e rimarcato lungo tutta la serie, riprodotto persino sul merchandise ufficiale giapponese:

In basso c’è scritto “第3使徒 サキエル”,
ovvero “3° Apostolo, Sachiel”

Si noti bene, per altro, che il riferimento è sempre a delle scritte, perché nel parlato dell’opera originale, ovvero nei dialoghi giapponesi della serie, non compare mai, neppure una singola volta, la pronuncia di ANGEL. Questo è un ulteriore argomento cardine che circoscrive l’uso di quella nomenclatura inglese all’interno dell’opera originale giapponese, ma se ne dirà meglio in seguito, esaminando alcuni precisi dialoghi chiave presenti nella serie animata.


La prova dei fatti, nelle loro fonti mostrate e non mistificate

Per amor di completezza, si fa presente che un ulteriore e successivo booklet cinematografico, del tutto analogo a quello fin qui citato, venne pubblicato in Giappone con l’uscita del secondo e conclusivo film dell’originale ShinSeiki Evangelion, ovvero THE END OF EVANGELION. Con molti elementi e intendimenti interni alla storia che erano in pressoché costante fluttuazione e revisione retroattiva, questo ultimo libello, che a causa della sua grafica di copertina viene in genere indicato come “Red Cross Book” dai fan soprattutto statunitensi, veniva generalmente considerato come la redazione ufficiale più revisionata e quindi attendibile del “canone” narrativo di Evangelion.

Questo ulteriore booklet contiene altresì un glossario del tutto simile al precedente, con voci “aggiornate” all’ultima “versione dei fatti” intesa dagli autori su molti dettagli dell’intricata trama della serie.

Una delle pagine del nuovo glossario, che contiene la voce per 使徒

In questo caso, però, la voce di glossario relativa ai “nemici” non riporta mai, né come titolo né nell’intero testo, la scrittura inglese ANGEL, ma solo quella giapponese 使徒: apostoli. Non vi è alcuna introduzione esplicativa di tipo metalinguistico sul termine, gli Apostoli sono chiamati solo come “Apostoli”. In questo caso, il dettaglio della voce di glossario in questione non necessiterà di trascrizione o traduzione a corredo.

Al contrario, è ben più interessante e cruciale rimarcare come anche i due citati booklet cinematografici (invero due di tre totali), essendo relativi appunto alle originali uscite “al cinema” di Evangelion del 1997, presentino in realtà del materiale quanto più rielaborato e condensato, ad uso schiettamente commerciale, rispetto alla vasta abbondanza di testi ufficiali di approfondimento prodotti ai tempi della serie originale, poiché contengono brevi compendi testuali compilati ad uso riassuntivo di quella. A tutto dispetto di ciò, questi pur striminziti volumetti sono apparentemente stati spesso considerati dal pubblico occidentale, anglofono in primis, come una sorta di “parola canonica e definitiva” su tanti elementi della serie animata, e peggio ancora sono persino stati creduti come “materiale interno di riferimento” per le edizioni straniere, creando una vera e propria mitologia di fandonie. In realtà, tutto questo dimostra soltanto come tutto il fandom occidentale di ShinSeiki Evangelion, anche e soprattutto quando pretestuosamente connotato dal più vacuo cipiglio esegetico, abbia sempre avuto scarsissima cognizione delle fonti di informazione ufficiale in merito all’opera originale. A tal proposito, infatti, si dovrà sottolineare che tutte le uscite home-video giapponesi della serie, in particolare nella loro versione LaserDisc, sono sempre state corredate di un ricco comparto editoriale, guarda caso redatto proprio da quello stesso Oguro Yuuichirou che si occupò poi di comporre anche i succitati e tanto chiacchierati booklet cinematografici. In particolare, il retro della custodia dei LD originali giapponesi presentava uno spazio denominato ENCYCLOPEDIA (da cui anche il titolo e la base contenutistica del libello nostrano NEON GENESIS ENCYCLOPEDIA, composto dal sottoscritto e originariamente accluso alle prime uscite italiane in VHS della serie), dove per ciascun LD originale giapponese della serie se ne elaborava approfonditamente uno o più elementi focali, a mo’ di vere e proprie voci enciclopediche: testi totalmente ufficiali quanto originali e corposi.

La copertina del LaserDisc originale della Genesis 0:7 di NEON GENESIS EVANGELION

È dunque ora imprescindibile indagare il caso del settimo LaserDisc in questione, ovvero la cosiddetta Genesis 0:7. Il volume contiene gli episodi 13 e 14, il secondo dei quali, intitolato Seele, la sede dell’anima [ゼーレ、魂の座], presenta una ricapitolazione degli avvenimenti di tutti gli episodi pregressi, una sorta di “riassunto di metà serie”, e introduce per la prima volta i “nomi propri” degli Apostoli (使徒/ANGEL) comparsi sino a quel punto della narrazione. Prevedibilmente, lo spazio ENCYCLOPEDIA sul retro del LD giapponese della Genesis 0:7 è tutto dedicato proprio agli Apostoli.

…e il relativo retro, con la “voce enciclopedica” dedicata agli 使徒 [shito, apostoli] / ANGELS (sempre in inglese tutto maiuscolo)

La prima osservazione da muovere è che palesemente la mole del testo qui riservato alla “voce enciclopedica” di 使徒/ANGEL è del tutto imparagonabile a quella del minuscolo trafiletto presente nel booklet cinematografico tanto millantato e pure malamente frainteso dal fandom nostrano. Le informazioni contenute in questo approfondimento sono difatti davvero ricche, andando a citare molta della tradizione apocrifa derivata da testi quali la Scritture di Enoch e i celeberrimi Scritti del Mar Morto, oltre che a discutere tutti i “nomi propri” e gli “ambiti elementali” degli Apostoli dal terzo al decimo. Tuttavia, la cosa più dirimente è senza dubbio l’apposita spiegazione su come tali nomi propri degli Apostoli (使徒, shito) appartengano alle creature che nelle scritture apocrife cristiane si chiamano angeli (天使, tenshi), che pure si ricordano non corrispondenti al concetto di “angelo” nella corrente dottrina cristiana cattolica canonica. Così facendo si evidenzia la piena cognizione autoriale del discrepante dualismo linguistico insito nella correlazione dei termini 使徒 (shito, apostolo) a ANGEL, fatto già evidente e che come si vedrà più avanti viene del resto rimarcato anche nei dialoghi stessi della serie animata, ma che qui viene altresì ricondotto a una totale intenzionalità e – addirittura – a una sua intesa e presumibilmente rilevante significanza. Per massiva verificabilità del dato linguistico si riportano innanzitutto il dettaglio della parte rilevante del testo giapponese originale e la sua trascrizione puntuale.

使徒 (=ANGEL) 、 死海文書、アダム、マギ、エヴァなど、一連の事象に、これだけキリスト教文化の言葉が頻出するのは偶然とは言えまい。そこに何らかの意志が介在すると考えるのが自然だろう。 同様に、使徒につけられた天使名も、無作為に選択されたのではなく、意志を持って選択されたと見るべきである。それは、各天使がそれぞれ担うとされる分野と、実際に出現した使徒の性格に、興味深い一致が見られるからだ。以下に、それぞれの天使が担う分野を記す。

(La parte più rilevante comprende i primi tre periodi, qui evidenziati).

Segue dunque la traduzione diretta e precisa del testo originale in questione:

Apostoli (=ANGEL), Scritti del Mar Morto, Adam, Magi, Eva, eccetera: se nella catena di eventi è ricorrente anche solo un tale livello di espressioni della cultura del cristianesimo non può dirsi una coincidenza. Pensare che in ciò sia coinvolta una qualche intenzione è naturale. Analogamente, anche i nomi di angeli assegnati agli Apostoli non sono stati scelti a caso, ma vanno visti come scelti con intenzione.

Di fronte a una spiegazione così esplicita, specifica autentica e mirata, si fatica davvero a immaginare una qualsivoglia argomentazione contraria anche solo vagamente degna di considerazione. Non resta ombra di dubbio alcuno, né il minimo spazio d’interpretazione: 使徒 [shito] significa solo, esclusivamente, univocamente “apostoli”, e nella serie animata giapponese intitolata ShinSeiki Evangelion questo termine è deliberatamente usato per indicare “i misteriosi nemici dell’umanità”, alla cui denominazione giapponese gli autori hanno intenzionalmente associato la nomenclatura corrispondente ma non combaciante in lingua inglese di ANGEL, creando così un deliberato dualismo linguisticamente divergente peraltro enfatizzato dai “nomi propri” degli Apostoli stessi, che deviano da quelli degli angeli delle scritture apocrife cristiane. Questa è l’unica realtà dei fatti e nulla più sarebbe necessario aggiungere per comprovarla, poiché come si vede i fatti esposti sono chiari e chiarissimamente espressi nella loro debita sede: i testi ufficiali dell’opera originale e della lingua originale dell’opera. Tuttavia, per amor di completezza e per venire incontro alla comprensibile curiosità (e appassionata fame di approfondimento) dei lettori più interessati, si procederà a illustrare taluni ulteriori argomenti e approfondimenti corroboranti la verità fin qui rivelata, dimostrata e consolidata.


Le origini di una legittima scelta autoriale

Andiamo dunque a indagare il fondamento e la prima attestazione ufficiale di questa insistita discrepanza di nomenclatura, proseguendo in tema di fonti originali: 

Questa pagina illustrata proviene dal kikakusho (企画書), ovvero “documento di progetto”, della serie originale – poi ufficialmente pubblicato all’interno del libro della collana di libri monografici NEWTYPE 100% COLLECTION dedicato alla serie animata 新世紀エヴァンゲリオン.

Innanzitutto spicca come nel progetto originale il katakana (non romaji) indicato per “shito” (使徒) è proprio “apostolo” (アポストロ), che in lingua giapponese è attestato come un forestierismo per prestito diretto dalla lingua portoghese, e indicato come sinonimo di 使徒 (dato che non sorprende, considerando il ben noto ruolo storicamente giocato proprio dai missionari portoghesi nella prima penetrazione del cristianesimo in Giappone).

https://kotobank.jp/word/%E3%82%A2%E3%83%9D%E3%82%B9%E3%83%88%E3%83%AD-426823

Si può anche notare come nel documento di progetto, ancora alquanto distante dalla versione finale della storia per come poi si concretizzò nella serie animata, era altresì già specificato che questi “apostoli” hanno “il nome di angeli” (tenshi). 

Trascrizione del testo giapponese:

敵は、『使徒』(アポストロ)と呼称される、正体不明の巨大戦闘兵器群

様々な形態を有し、様々な超科学的特殊能力を持ち、人類に迫る謎の物体『使徒』。
その正体は、先史知的生命体『第1始祖民族』の残した、世界各地に眠る古代遺物である。
その数、全28体。
最初に確認された『アタム』は15年前に人類の手によリ死海の辺にて発掘され、謎の爆発によりすでに破壊されていた。
あと、目覚めるは27体。

『使徒』には全て、『死海文書』の記述による『天使』の名が命名されてい。

Traduzione italiana diretta:

I nemici sono denominati “Shito” (APOSTOLO), un’orda di gigantesche armi da battaglia non identificate.

Hanno forme disparate, possiedono disparate e peculiari capacità super-scientifiche, gli “Apostoli” sono gli enigmatici oggetti che incalzano l’umanità. Nella loro vera natura, sono delle reliquie dei tempi antichi che sono state lasciate dalla forma di vita intelligente preistorica “Prima Razza Originatrice” e sono sopiti tutt’intorno al mondo.

Il loro numero è di 28.

Inizialmente era stato individuato “Adam”, rinvenuto 15 anni fa dalle mani dell’uomo negli scavi nella zona del Mar Morto, ma a causa di un’enigmatica esplosione è già stato distrutto.

In seguito, se ne risvegliano 27.

Tutti gli “Apostoli” sono battezzati con nomi di “angeli” secondo le descrizioni degli “Scritti del Mar Morto”.

Ovviamente gli elementi di trama contenuti nel “documento di progetto” mostravano un abbozzo della storia ancora parecchio embrionale (più legato all’idea della “sentinella” lasciata sulla Terra da una civiltà aliena creatrice, come nel celebre film 2001 A Space Odissey del regista Stanley Kubrick, ovvero nella sua fonte letteraria The Sentinel di Arhur C. Clarke, e quindi nel manga di Yokoyama Mitsuteru intitolato Mars), tuttavia anche in questi pur scarni e prematuri testi si rende chiaro, evidente e inequivocabile che, all’interno dell’opera di finzione intitolata ShinSeiki Evangelion e fin dalla sua prima forma ufficialmente nota, i misteriosi “nemici dell’umanità”:

1) vengono sempre indicati come “使徒” [しと, shito, apostolo] in “lingua prima” (la lingua dell’originale, il giapponese), quando ancora la denominazione “ANGEL” (tutto maiuscolo) in lingua inglese, non era comparsa come alternativa dualistica;

2) si chiamano generalmente “使徒”, ovvero しと, shito, e cioè “Apostoli”, pur avendo individualmente nomi propri di “天使”, ovvero てんし, tenshi, e cioè “Angeli”. I termini 使徒 (Apostoli) e 天使 (Angeli) appaiono chiaramente e specificatamente distinti.

Viene dunque riconfermato ancora più fortemente, e fin dalla prima bozza ufficiale dell’opera, la discrepanza terminologica interlinguistica sul “nome comune” di queste creature, che nella versione finale si sarebbe manifestata nel dualismo concettualmente discrepante 使徒/ANGEL . Vale però la pena di notare che simili “dualismi terminologici interlinguistici” non sono nuovi alla fantascienza di Anno Hideaki: nello stesso ShinSeiki Evangelion ne compaiono altri, il più palese dei quali sussiste tra 波長パターン青 (hachou pattern ao, “pattern ondulatorio: blu“) e BLOOD TYPE: BLUE. In questo caso, la evidente divergenza fu notoriamente dovuta alla volontà di citazione nei confronti di un film del regista Okamoto Kihachi intitolato BLUE CHRISTMAS, ma in ogni caso la “traduzione” di 波長パターン青 (hachou pattern ao), purtroppo liberamente resa nel mio primo adattamento con la fantasiosa (e non troppo sensata) espressione “diagramma d’onda: blu”, pure non si è mai voluta forzare su un assurdo “gruppo sanguigno: blu”, che sarebbe la traduzione della dicitura inglese BLOOD TYPE: BLUE.

La “fonte” della dicitura BLOOD TYPE : BLUE

D’altro canto, il dualismo terminologico maggiore è impresso nel titolo stesso della serie, poiché 新世紀エヴァンゲリオン (ShinSeiki Evangelion) a tutti gli effetti non corrisponde in alcun modo, come significato, alla sua celebre controparte scritta in caratteri latini, sempre tutti maiuscoli: NEON GENESIS EVANGELION, sempre presente nell’edizione giapponese della serie originale. Di fatto, 新世紀 (しんせいき, shinseiki) significa univocamente “nuovo secolo”, non “nuova genesi”, poiché “genesi” in giapponese si dice univocamente 創世 (そうせい, sousei) se si intende la creazione del mondo e 創世記 (そうせいき, souseiki) se si intende la parte di scrittura della Bibbia dedicatagli, o tutt’al più 誕生 (たんじょう, tanjou) in senso più generico, come sinonimo di “generazione”, “creazione”, o “nascita” di qualunque cosa. Anche sulle ragioni di questo discrepante realismo ci sarebbe molto da argomentare, ma sarebbe ancora un’altra storia.


La semplice verità dei fatti (inter)linguistici

Tornando invece allo specifico del “nostro” dualismo terminologico di cui qui si dice, ovvero quello tra Apostoli e ANGEL, a questo punto si procederà a ritroso nell’indagare il preciso contenuto lessicale e la reale area semantica della corrispondente parola in lingua originale, per stabilire cosa realmente e specificamente significhi “使徒, しと, shito” in giapponese. Ovvero si ragionerà qui “per assurdo” (linguistico), andando a indagare se sarebbe anche solo pensabile una sua traduzione con il significato di “angelo”. Ebbene:

使徒 (しと) [shito]

Partiamo da una definizione “a voce di popolo”, ovvero da Wikipedia (giapponese):

https://ja.wikipedia.org/wiki/使徒

Il testo introduttivo della pagina:

使徒(しと)は、狭義にはイエス・キリストの12人の高弟を指すが、それに近い弟子(パウロ七十門徒など)にもこの語が用いられる 。広義には、重要な役割を果たしたキリスト教の宣教者(「遣わされた者」)および、その宣教者の称号である。

使徒 (しと) [shitoin senso stretto indica i 12 discepoli principali di Gesù Cristo, ma è utilizzato anche per riferirsi ai discepoli a loro vicini (Paolo, i Settanta Seguaci). In senso lato, sono anche i missionari (“inviati”) del cristianesimo che hanno svolto un ruolo importante, nonché il titolo di quei missionari.

Come si legge, il testo è molto preciso e chiaro. E come si vede, l’unica immagine posta a esplicativo corredo nella pagina in questione rappresenta chiaramente l’Ultima Cena dell’iconografia cristiana, illustrando una voce enciclopedica che è essa stessa inserita nella categoria “Cristianesimo”.

Il dipinto di Leonardo da Vinci è palesemente anche la “fonte” dell’immagine umoristica di apertura…

Oltre a tutta questa evidenza, si può facilmente condurre un’ulteriore, forse interessante quanto semplice verifica, in effetti alla portata di qualsiasi lettore anche del tutto privo di conoscenza alcuna della lingua giapponese: si provi semplicemente a eseguire una ricerca testuale all’interno della pagina indicata inserendo la chiave: 天使 (tenshi: angelo).

Il risultato è: nessuna occorrenza.

Ovvero, in tutta la lunga e dettagliata pagina che sulla Wikipedia giapponese è dedicata al termine 使徒 [しと, shito: apostoli], il termine 天使 [てんし, tenshi: angelo] non è riportato neppure una singola volta.

Eppure nella pagina della Wikipedia giapponese si parla dettagliatamente persino degli “apostoli” (shito) nella tradizione islamica, dunque la trattazione dell’area semantica di riferimento è tutt’altro che ristretta, tuttavia la comunissima parola “tenshi” (angelo) non vi compare mai, in alcun modo.

Passiamo quindi la parola a dei meno “populistici” dizionari monolingua giapponesi:

1) KOTOBANK

https://kotobank.jp/word/使徒-74339

Questo sito è in realtà un aggregatore di fonti, che nella sua intestazione generale riporta innanzitutto come corrispondenti in caratteri latini “Apostolos” e “Apostles”, indicati come equivalenti in lingua greca e inglese.

Come primo riferimento, la prima entry proviene dalla voce (giapponese) dell’edizione internazionale dell’Encyclopædia Britannica, che partendo proprio dal greco “apostolos” elabora quindi il significato del lemma in senso strettamente cristiano-evangelico. Curiosamente, la voce enciclopedica si premura qui di specificare la differenza con il termine per “evangelisti”, riportando testualmente anche il latino “euangelistēs”.

Come seconda entry è poi riportata la voce dell’edizione digitale del dizionario Daijisen della Shogakukan, direi molto autorevole. Il lemma è qui attestato con due significati, il primo in senso stretto: 1 福音を伝えるためにイエス=キリストによって最初に選ばれた12人の弟子。[ I 12 discepoli inizialmente selezionati da Gesù Cristo per tramandare la buona novella ] (ne vengono poi citati anche i principali nomi), e il secondo generalizzato: 2 神聖な目的に献身する人。「平和の使徒」 [ Persona che si dedica a un proposito santo. “Apostolo della pace” ].

La terza entry è quella dell’enciclopedia “MYPEDIA“, dove si parla ancora degli apostoli cristiani, premettendone l’originale termine in lingua greca (ギリシア語) apostolos e la corrispondente parola di lingua inglese (英語) Apostle.

La quarta entry proviene dalla Grande Enciclopedia del Mondo – seconda edizione, la cui voce elabora sempre sul significato in senso stretto dei dodici originali seguaci di Gesù Cristo.

La quinta entry è tratta dal dizionario Daijirin (terza edizione) della Sanseidou, anch’esso molto autorevole, che come il Daijisen di Shogakukan propone due significati del lemma, in senso stretto ① キリストの福音を伝えるために遣わされた者。[Emissari che tramandano la buona novella del Cristo] e in senso esteso ② 神聖な仕事に献身的な努力をする人。「平和の-」[persone che si sforzano dandosi ad opere di santità – es. “a. della pace”].

La sesta entry proviene dalla Grande Enciclopedia Nipponica. La voce riporta: 使徒 しと apostolos (ギリシア語), ed elabora molto estensivamente il lemma partendo dall’etimo greco “apostolos”, per poi passare alla radice di lingua ebraica, ma attenendosi sempre a un significato prettamente cristologico (vengono citati più Vangeli e Scritture).

La settima entry è dall’Edizione Selezionata del Grande Dizionario di Giapponese. Sono riportati due significati: il primo sono, in senso stretto, i dodici apostoli di Cristo. Il secondo, a sua volta declinato in due sotto-significati, è quello generico di persona A) selezionata per la sua santità, oppure B) devota ad opere sante nel nome della divinità.

L’ottava ed ultima entry è dalla Terza Revisione dell’Enciclopedia Mondiale della Oubunsha, la cui stringata voce definisce specificamente “i missionari della buona novella selezionati da Gesù.

Tutto quello che si è qui citato può essere facilmente verificato tramite il link succitato.

Altrettanto, è facilmente verificabile per tutti, come era già per Wikipedia (giapponese), che nell’intera pagina, ovvero in tutte le entry raccoltevi, non vi è nessuna occorrenza interna di 天使 “tenshi. Ciò vale a dire che in nessuna delle citate definizioni, raccolte tra dizionari ed enciclopedie giapponesi, il concetto di 使徒 [しと, shito: apostolo] viene anche solo affiancato da quello di 天使 [てんし, tenshi: angelo], neppure per mera analogia, spiegazione, accostamento semantico – nulla di nulla, zero assoluto.

Proseguendo, altre fonti online, sempre monolingua giapponesi:

2) GOO

https://dictionary.goo.ne.jp/jn/99027/meaning/m0u/

Mi pare che questo dizionario online riporti (citando la fonte) la già citata voce del Digital Daijisen della Shogakukan: i 12 apostoli di Cristo e in generale le persone che si danno a opere di santità. Occorrenze interne di 天使 “tenshi“: nessuna

3) WEBLIO

https://www.weblio.jp/content/使徒

Si tratta qui di un dizionario digitale forse non autorevolissimo, sicuramente più “moderno”, ma interessante perché permette triangolazioni interlinguistiche interne al suo sistema. La pagina linkata è quella della definizione monolinguistica giapponese, e riporta (citando la fonte) la voce dal dizionario Daijirin (terza edizione) di Sanseidou, già citata sopra tra le entry aggregate in Kotobank, quindi 1) Emissari che tramandano la buona novella del Cristo, e in senso esteso 2) persone che si sforzano dandosi ad opere di santità – es. “a. della pace”. Su tutta la pagina, le occorrenze interne di 天使 “tenshi” sono: nessuna.

Passando invece alla pagina di Weblio per la traduzione interna in inglese:

https://ejje.weblio.jp/content/使徒

Il risultato appare alquanto autoesplicativo, e si dettaglia anche con svariate esemplificazioni. Anche qui, le occorrenze interne di 天使tenshi” sono nessuna.

Ma non solo. In questo caso, dato che si parla di rese in inglese, anche cercando “angel” le occorrenze interne sono: nessuna.

In ogni caso, in tutte queste variegate fonti i risultati sono sempre univoci e chiarissimi: 使徒 shito” è una parola giapponese specifica e precisa, significa esattamente, esclusivamente e precisamente proprio “apostolo”, nel senso più cristiano e definito. Questo termine non ha nulla a che vedere col diverso termine per “angelo”, che esiste comunemente in giapponese ma è tutt’altra parola, ovvero 天使 “tenshi“, la quale non ha nulla a che spartire col termine “shito“(apostolo).

Tale è la semplice realtà linguistica, una realtà dei fatti. Linguistici.


L’effettività del materiale narrativo

Tornando alla materia dell’opera di finzione ShinSeiki Evangelion, quello che è palese e incontrovertibile è che l’autore ha deliberatamente chiamato un elemento della sua narrazione come 使徒shito” (apostolo/i), ma ha poi deciso che nelle sole scritte in caratteri latini inserite all’interno della sua opera, inserite per dare un senso scenico di internazionalità dentro alla sua narrazione, le stesse entità sarebbero state indicate come ANGEL – sempre tutto in maiuscolo, nome “codificato” e da non tradursi in altre lingue di localizzazione. Come si è osservato, la stessa logica di “doppia nomenclatura con definizioni interlinguistiche non corrispondenti” verrà altresì applicata anche per altri svariati “concetti specifici” codificati all’interno della serie animata.

Difatti, quando vengono presentati dei “cartelli narrativi” in giapponese sugli “shito“, questi non sono mai riferiti come ANGEL.

Il caso più evidente è nella prima metà dell’episodio 14, quando viene ricapitolata una lista degli Apostoli apparsi sino ad allora, tutti elencati con i loro numeri progressivi e nomi propri. Benché questi nomi propri siano “nomi di angeli”, gli stessi sono sempre enumerati come 使徒, “shito” (Apostoli), mai come ANGEL.

La stessa cosa accade nel successivo, più rapido e aggiornato report che viene mostrato nell’episodio 23, quando mancherà la citazione del solo diciassettesimo Apostolo, Tabris.

Altrettanto, come era stato anticipato, si rimarca che in tutta la serie originale di Evangelion nessuno (nessun personaggio) pronuncia mai, neppure una sola volta, la parola inglese “angel” nei dialoghi giapponesi.

Tutto all’opposto, sono presenti dialoghi in cui il protagonista Shinji si interroga sulla natura di questi “nemici” (teki) chiamati “Apostoli” (shito) che tuttavia recano il nome di “angeli” (tenshi). Dunque questo dualismo discrepante risulta persino rimarcato nel parlato originale dell’opera, come accade in un dialogo dell’episodio 11 e poi ancora in un soliloquio del protagonista nell’episodio 20. Vediamoli nello specifico dettaglio di merito:

Episodio 11:

シンジ:使徒。神の使い。天使の名を持つ僕らの敵。

Shinji: Shito. Kami no tsukai. Tenshi no na wo motsu bokura no teki. 

Shinji: Apostoli. Emissari di Dio. I nostri nemici, che hanno i nomi di angeli.

(come si vede il dualismo terminologico è chiaro e rimarcato).

Episodio 20:

シンジ:敵、テキ、てき、敵! 使徒と呼ばれ天使の名を冠する僕らの敵!

Shinji: Teki, teki, teki, teki! Shito to yobare tenshi no na wo kansuru bokura no teki!

Shinji: Nemici, nemici, nemici, nemici! I nostri nemici chiamati Apostoli, che portano nomi di angeli.

(anche qui, il dualismo terminologico è chiaro e rimarcato – per “chiamare” e “portare il nome” ci sono due diverse espressioni, la prima più generica “yobare“, la seconda più specifica “na wo kansuru” – “portare il nome”. Nella frase precedente c’era anche la forma ‘media’ di “na wo motsu” – “avere il nome”).

Anche queste battute del doppiaggio originale giapponese, esplicite e chiarissime, enfatizzano la differenza concettuale tra “shito” (apostolo) e “tenshi” (angelo), sottolineando come gli “Apostoli”, in Evangelion, abbiano i nomi propri di “angeli”, la stessa cosa che era del resto sottolineata o meglio ribadita anche nel trafiletto stampato nel booklet originale riportato all’inizio di questo stesso articolo.

Indi come si è visto non c’è alcun modo di giustificare, né fuori né dentro alla narrazione di Evangelion, la traduzione di “shito” (使徒) in altro che “Apostoli”. Men che meno si può ritenere corretto l’utilizzo del termine “Angeli”, ovvero “tenshi” (天使), poiché si tratta di due parole ben distinte che identificano univocamente due concetti diversi, sia in lingua giapponese standard e generica che nel merito particolare e specifico dell’opera animata giapponese intitolata ShinSeiki Evangelion.

Tant’è persino vero che – ed è triste vedere come quest’argomento venga talvolta utilizzato “alla rovescia” proprio da chi vorrebbe dirsi un cultore della serie – il termine 天使 (てんし, tenshi: “angelo”) compare nel titolo e nel testo della famosa e intensa sigla iniziale della serie, ovvero 残酷な天使のテーゼ, “Zankoku-na Tenshi no These” (La tesi dell’Angelo Crudele), ma in questo luogo ci si riferisce di certo non ai “nemici” della serie, quanto chiaramente all’ideale fanciullo che diventa infine adulto secondo “la tesi dell’angelo crudele”: l’inevitabile cammino psicologico verso la conquista dell’adultità, che si compie nel superamento, nel disconoscimento e quindi nel tradimento degli idealismi infantili. Non a caso, il testo del ritornello della canzone si rivolge esplicitamente a un “ragazzo” (少年, しょうねん, shounen) che seguendo proprio “la tesi dell’angelo crudele”, se saprà “tradire i ricordi” andrà a “diventare un mito” – un climax di significato poetico che nel poderoso crescendo delle immagini va a focalizzarsi su viso del protagonista Ikari Shinji, che “rilasciato” dalla sua unità Eva (sua madre!) si volta con cipiglio volitivo, per ritrovarsi prima in un moto di rifiuto, poi accecato dai riflettori, e infine sorridente e risolto. Anche nel caso della significativa quanto celebre sigla d’apertura della serie, dunque, la parola “angelo” (天使, てんし, tenshi) è usata per indicare tutto fuorché i “nemici”, ovvero gli Apostoli (使徒, しと, shito).

Infine, al costo di risultare davvero pedanti, si ribadisce ancora una volta che internamente alla narrazione di Evangelion, la scrittura inglese che identifica gli Apostoli (使徒) appare sempre e solo strettamente ‘codificata’ come ANGEL, la cui scrittura in caratteri latini maiuscoli è usata quasi come un’etichetta grafica, ricordando che la doppia nomenclatura 使徒/ANGEL ovvero Apostoli/ANGEL ha sempre costituito un dualismo terminologico inteso, mai rinnegato e anzi costantemente rimarcato in tutti i modi e in tutti i luoghi.

Tutto ciò ci riporta esplicitamente, per massimo richiamo di metalinguismo ufficiale, al primo trafiletto giapponese che si era riprodotto e tradotto in testa a questo stesso articolo, che in effetti comincia proprio con l’esplicare, il confermare e persino il giustificare questo dualismo. Ora alla luce di tutte le evidenze linguistiche e narrative proposte, è ancora più evidente come detto testo rimarchi e ufficializzi il dualismo terminologico, e anzi sembri essere stato scritto e pubblicato per giustificarne una discrepanza:

[ANGEL] (in inglese, maiuscolo e al singolare invariabile)

Sono gli Apostoli, gli esseri che minacciano l’umanità. Il loro nome inglese non è APOSTLE (= 使徒, apostoli), bensì ANGEL (= 天使, angeli). 
In effetti, Sachiel, Shamshel, Ramiel e gli altri nomi dati agli Apostoli, con l’eccezione del 1° Apostolo Adam, sono tutti nomi di angeli. 


Testimonianze (vere) sulle intenzioni dell’autore

Condurre “processi alle intenzioni” degli autori di un’opera è un’azione sempre rischiosa – perché rischia di far sconfinare anche il più profondo e genuino interesse per l’opera nella curiosità più futile, fine a sé stessa e soprattutto presuntiva sui fatti interni della creazione. Tuttavia, la tendenza sembra talvolta inevitabile, anche e soprattutto da parte del pubblico più erudito, perché la voglia di comprensione che nasce dalla passione non conosce limiti, rischiando così di trasmutarsi in eccessi persino deleteri. Pertanto, è opportuno quanto meno attenersi a fonti strettamente documentate, e ancorare (limitare) i propri percorsi speculativi alla lettura di quelle. Dunque, sulle comunque inespresse ragioni della ormai assodata discrepanza, o persino “stranezza”, terminologica intesa nel dualismo 使徒 (Apostoli) /ANGEL varrà la pena di leggere e considerare anche il testo di un’intervista a Michael House, che nel 1995 era il traduttore inglese “interno” della GAiNAX: 

https://www.gwern.net/docs/eva/2011-house 

Citandone estratti selezionati: 

“[…] most of the time they treated me like a black box, despite my initial attempts to educate them about the basics of translation. Sometimes, especially on Evangelion, they, usually Hideaki Anno, would throw out some phrase and expect me to spit out some English.” 

Anno took it into his head that he wanted to describe a given thing with a given term, because it struck his fancy, and which was aimed at other Japanese, not foreign, audiences. Again, I can’t pick on Gainax specifically, because my anecdotal observation to-date suggests that much of what Japanese do is intended for the benefit of impressing other Japanese, with little or no regard for how such things may appear to non-Japanese.” 

“On the [Evangelion] TV series, Anno would communicate what he wanted, and then I would struggle to think of something that might not be entirely awful in English.” 

“Anno wanted to use that line in of the English episode titles in Eva (he had different Japanese and “English” titles in the series because he’d grown up watching dubbed foreign series with Japanese episode titles that were often drastically different from the original English titles, as another aside).” 

Tutti questi contributi chiarificano bene il disinteresse per l’autore verso la correttezza delle parti in inglese incluse nell’edizione originale giapponese di Evangelion, e al tempo stesso ne mettono in luce la loro “ragion d’essere”: estetica, citazionistica, secondo una logica in cui la NON-corrispondenza precisa era anzi intesa, voluta e ricercata – come coerentemente verificato anche nel succitato caso di BLOOD TYPE: BLUE, o per tutti i “titoli doppi” giapponese/inglese di ciascun episodio, e altresì nel titolo della serie animata essa stessa, anch’esso doppio in scrittura giapponese e latina, fra loro non corrispondenti.

Inoltre, in un dialogo del 1996 con il critico Oomori Nozomi (oggi pubblicamente disponibile a questo indirizzo: http://anime-room.jp/modules/evangelion/eva-doc/siryou4-1.htm), lo stesso Anno Hideaki aveva anche rimarcato:

 庵野 使徒と天使を同じにするなんて西欧人から見たら、文句言われてもしょうがないぐらいだと思いますけどね。いや、社内にもアメリカ人がひとりいるんですけど、色々と叱られましたよ。これはいけないって。やっぱり、そうなんすよね。でも、そういうの、気にしないんでやったんだと思いますよ。

Anno: “Certo anche se guardiamo dal punto di vista degli occidentali una cosa come l’equiparare “Apostoli” e “Angeli”, penso che sia inevitabile ricevere delle lamentele. Anzi, in ditta ci sarebbe un singolo americano, che mi ha rimproverato per varie cose. “Questo non può andare bene”, diceva. E in effetti sarebbe così. Però, penso di avere fatto quelle cose senza preoccuparmene.”

Il riferimento è qui palesemente rivolto allo stesso Michael House, la cui memoria viene così a combaciare e trovare conferma con quella del regista Anno Hideaki, e ancora si denota come l’autore sapesse che il dualismo “Shito” (Apostoli) e ANGEL era indebito, ma abbia inteso perseguirlo ugualmente.

Pertanto, anche tutte queste note a margine e a posteriori non fanno che confermare quello che in effetti era pressoché lapalissiano sin da principio:

In lingua giapponese, 使徒 [しと, shito] significa solo ed esclusivamente “apostolo/i”, in modo del tutto univoco.

In giapponese, la lingua originale e referente assoluto del contenuto di Evangelion, i “nemici” sono denominati appunto 使徒 [しと, shito], ovvero Apostoli. Tuttavia, quando sono indicati con un cartello scritto in caratteri latini, gli stessi sono indicati come ANGEL, con la deliberata creazione di una dualità (e divergenza) interlinguistica di nomenclatura, del tutto voluta e rimarcata dagli autori.

In giapponese esiste altresì una specifica e comunissima parola per “angeli”: si tratta di 天使 [てんし, tenshi], che però non è in alcun modo sovrapponibile a 使徒 [しと, shito], tant’è che questa differenza di significato viene espressamente rimarcata nei dialoghi e nei testi ufficiali di Evangelion.

Di conseguenza, tradurre o adattare in italiano il termine 使徒 [しと, shito: apostolo/i] come “angelo/i” risulta errato in assoluto, e in particolare all’interno dell’opera ShinSeiki Evangelion induce un’indebita semplificazione di merito, riducendo un’intesa nomenclatura duplice e discrepante in un convergente significato unitario assente nell’originale.

Dall’eucaristico Cenacolo di Leonardo all’inquietante Urlo di Munch,
di nuovo una goliardica immagine dall’impronta ufficiale.


Epilogo senza pretese né sorprese

In conclusione, ribadito tutto quel che di limpido e spesso persino scontato si è sin qui stabilito, resta forse solo un’ultima domanda. Che è un po’ oziosa e non troppo rilevante, in effetti:

“Ma allora, perché mai nella prima edizione italiana di Evangelion gli Apostoli sono stati chiamati sempre Angeli?”

La risposta, per quanto francamente umiliante sia per il sottoscritto, è altrettanto semplice e univoca: perché mi sbagliai. Come ho già avuto modo di dichiarare in più occasioni, si trattò di un mio proprio errore, un torto che perpetrai deliberatamente e senza alcuna giustificazione. Le traduzioni che vennero prodotte ai tempi, pur lacunose in svariati comparti, riportavano correttamente la resa italiana “shito” come “Apostolo/i”. Il cambio di resa del termine originale giapponese in “Angeli” fu un’alterazione del tutto indebita, che tuttavia scelsi di operare per giovanile amor di semplicismo e voglia di (apparente) “coerenza interna” alla narrazione. Disgraziatamente, tali tendenze paiono proprio ciò a cui il pubblico italiano, dopo quasi cinque lustri, risulta più assuefatto, affezionato e quindi bramosamente proclive. Ma questo non cambia di una virgola la natura del mio sbaglio, né sminuisce neanche di un soffio l’entità della sua portata. Un errore non merita altro che la correzione, sempre e comunque. E a chi l’ha commesso, in questo caso me medesimo, non resta che fare ammenda nei riguardi di chi l’ha patito.

Pertanto, mi scuso sinceramente con tutti gli spettatori italiani che ho per mia colpa dapprima fuorviato, trasmutando astrusamente degli Apostoli in Angeli.


Gualtiero ‘Shito’ Cannarsi & GAMILAX
(quello ‘Shito’, mio nickname storico fin dal 1996, sta da sempre per “Apostolo”)

Post·Scriptum·Addendum

In data 15 dicembre 2021, a poco più di 24 anni dalla pubblicazione della prima VHS italiana di Neon Genesis Evangelion da me medesimo primariamente curata, è stata infine distribuita l’agognata versione nostrana del cofanetto ufficiale di BluRay contenente la dichiarata “edizione definitiva” della serie animata in questione. Si tratta a tutti gli effetti dell’equivalente italiano del corrispondente cofanetto di BluRay giapponese, pubblicato in patria già da molti anni. In questo come in quello, è accluso un corposto libro che raccoglie, tra gli altri, tutti i materiali testuali originariamente pubblicati sulle custodie dei LaserDisc giapponesi originali della serie, da me già pluricitati in questo stesso articolo. Si riportano di seguito le scansioni, prima totali e poi in dettaglio, di due pagine del libro italiano ufficiale incluso nel cofanetto italiano dell’edizione “definitiva” di Neon Genesis Evangelion.

Pagina 66 del libro italiano incluso del cofanetto ufficiale di BluRay
Dettaglio di pg.66: “shito”, che in realtà significa univocamente “apostoli” – “per l’edizione italiana si è scelto” – “ridurre il pur espresso dualismo”.
Pagina 108 del libro italiano incluso del cofanetto ufficiale di BluRay
Dettaglio di pg.108: “shito” un termine che significa “apostoli” – “dualismo terminilogico” – “per l’edizione italiana è stato semplificato”.

Quindi, tirando le dovute italiche somme, anche nell’edizione ufficiale nostrana si legge infine, chiaro e tondo, bianco su nero, che shito” significa univocamente “apostoli”, che nell’edizione originale giapponese persiste un espresso dualismo terminologico tra “shito/apostoli” e “ANGELS”, e che per l’edizione italiana si è scelto di ridurlo, ovvero di semplificarlo, sul termine unico “Angeli”. Per chiunque abbia occhi per leggere, non serviranno ulteriori trascrizioni dell’eloquentissimo testo così chiaramente leggibile nelle scansioni sopra riportare.

E con questo, dopo 24 anni anche l’edizione ufficiale italiana si è allineata su una prima, semplice verità che il suo principale autore (il sottoscritto) sapeva da tempo, dunque direi che c’è poco da aggiungere, anzi proprio nulla, se non un onesto: meglio tardi che mai, repetitia iuvant (sed non semper). Chissà quanto tempo ancora ci vorrà perché il pubblico italiano, nella sua sempre più pigra, indolente e frivola massa, possa accettare le molte altre verità sul testo di questa serie che in molti si sono sentiti di rigettare, insieme agli apostoli. Ma il tempo passa, e la verità resta. In un modo o nell’altro, sono sempre e solo questioni di tempo.

Questioni di tempo, che qui oggi è un po’ uggioso, ma non plumbeo, anzi speranzoso, nella placida domenica dell’9 gennaio 2022.



Gualtiero ‘Shito’ Cannarsi

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