Go Nagai 1968-1972 – Go-chan, il genio del gag manga
Ultimo aggiornamento: 8 Marzo 2021 da Amministratore
Avrete sicuramente sentito parlare di Go Nagai, famoso in Italia per essere l’autore di molti anime robotici in voga negli anni ’80. Innumerevoli ristampe di manga di robot, robot contro altri robot, dei soliti personaggi che ritornano sotto nuove vesti, di remake dallo stile grafico sempre diverso e sempre più improbabile da anni inondano le fumetterie e le edicole.
E se vi dicessi che Go Nagai è invece uno dei capisaldi della cultura popolare giapponese, senza il quale non avremmo classici conclamati come Neon Genesis Evangelion, Puella Magi Madoka Magica o persino di interi generi come l’ecchi e il mecha, e che nulla ha a che fare con gli anime infantili tanto cari al vecchio pubblico italiano? Per capire il perché di questa affermazione occorre fare un passo indietro, e raccontare brevemente il contesto che ha generato uno degli autori più importanti della storia del manga.
“Vorrei uscire a vedere i fiori di ciliegio, ma ho paura dei giornalisti!”
Fine anni ’60. In tutto il mondo scoppiavano le proteste studentesche, e la voglia di rivoluzione passava anche per la cultura. Il Giappone non era da meno, e lo story manga di Osamu Tezuka sembrava già vecchio. Autori come Shigeru Mizuki, Yoshihisa Tatsumi, Sanpei Shirato e Takao Saito, provenienti prevalentemente dal mercato underground dei manga a noleggio, vengono catapultati nel mainstream. Questi rifiutano il nome stesso di man-ga, condannandone la possibile lettura come “immagini buffe”, e coniano il termine gekiga, “immagini drammatiche”.
L’obiettivo è quello di offrire un’esperienza che non ha nulla da invidiare a quella della letteratura e soprattutto del cinema. Non è un caso che, assieme ai supo-kon (manga sportivi incentrati sulla durezza dell’allenamento, nati sull’onda delle Olimpiadi di Tokyo del 1964), le serie più popolari siano dei jidai-geki (storie ambientate principalmente nel periodo Edo, o comunque prima della modernizzazione del Giappone), lo stesso genere che spopolava nelle sale cinematografiche giapponesi dell’epoca.
Le riviste di punta del gekiga sono Shukan Shonen Magazine di Kodansha, la più venduta con manga popolarissimi ed innovativi come il jidai-geki Muyonosuke di Tadao Saito e gli supo-kon sceneggiati da Ikki Kajiwara (Ashita no Jo – Rocky Joe e Kyojin no Hoshi – Tommy la stella dei Giants), e GARO, le cui vendite non sono paragonabili a quelle di Shukan Shonen Magazine ma che, soprattutto con il jidai-geki marxista Kamui-den di Sanpei Shirato, diventerà la rivista simbolo delle rivolte studentesche. Grazie a questo nuovo modo di fare i manga, gli studenti universitari e persino gli impiegati si avvicinano al fumetto [1] e il successo di questi autori, artistico e commerciale, è clamoroso. Nasce tra i lettori la cosiddetta “manga generation”.
In quegli anni il giovane Kiyoshi Nagai lavora come assistente di Shotaro Ishinomori (ai tempi ancora “Ishimori”, autore di classici come Cyborg 009 e Kamen Rider), dal quale apprende una rigida cultura del lavoro, lavorando sempre ad almeno tre serie settimanali. Questa mole di lavoro lo costringe a esordire come autore, con il nome d’arte Go Nagai, nel genere gag manga (fumetto comico, il più semplice da disegnare), pubblicando storie brevi sulle maggiori riviste dell’epoca. Questi one shot hanno un buon successo e nel 1968 la Shueisha lo sceglie per una nuova rivista che vuole portare l’innovazione delle riviste gekiga come Shukan Shonen Magazine a un pubblico più giovane, quello dei bambini delle elementari. Questa rivista è Shonen Jump.
Tra le fila di Shonen Jump troviamo autori giovanissimi, con storie che oggi non considereremmo affatto per un pubblico infantile: a parte il solito supo-kon (Chichi no Tamashii – Lo Spirito del Padre), ben presto verranno ospitate opere come Otoko Ippiki Gaki Taisho (Il Fulgido Capo della Banda di Monelli – 1968) di Hiroshi Motomiya, storia di un ragazzo che vuole diventare il bullo numero uno del Giappone e che sarà l’ispirazione per gli shonen da combattimento in voga dagli anni ’80 a oggi, e Derorinman di George Akiyama (1969), che racconta le avventure di un supereroe schizofrenico il cui antagonista principale è se stesso. L’intento provocatorio è evidente, e Nagai non è da meno con il suo Harenchi Gakuen – Scuola Senza Pudore, un manga comico ambientato in una scuola elementare nella quale dei maestri prepotenti e arroganti cercano di sottomettere i loro alunni, maneschi quanto menefreghisti, ma con scarsi risultati.
Complice la popolarità di una pubblicità della Maruzen Gasoline dove l’attrice Rosa Ogawa mostrava le candide mutandine all’intera nazione causando una vera e propria moda (quella dello skirt meguri, “alzare la gonna”), l’editor di Shonen Jump suggerisce a Nagai di spostare quasi subito l’argomento del fumetto verso l’erotismo: alunni e professori diventano ossessionati dal corpo delle alunne, ritratte con sembianze decisamente adulte, ma non è presente nessuna scena di sesso. Nonostante il target di Harenchi Gakuen sia ancora troppo giovane per poter provare altro se non la curiosità [2], Harenchi Gakuen diventa un grande successo; le altre riviste non rimangono indifferenti e cominciano a introdurre elementi erotici nei loro manga, influenzando addirittura la produzione di Osamu Tezuka [3]. È l’inizio del genere ecchi.
Nel frattempo, le scuole giapponesi non possono tollerare quella che ormai è diventata l’abitudine di alzare le gonne alle compagnette (citata anche da “Pioggia di Ricordi” di I. Takahata), e mettersi contro l’azienda petrolifera o le televisioni era forse troppo. Alcuni professori cercano di bloccare la vendita di Shonen Jump [4], mentre i maggiori quotidiani si interessano alla faccenda e in particolare a Go Nagai, accusato di essere la causa di questa piccola piaga sociale. Ben presto se ne occupano anche le televisioni; Nagai si vede costretto a rilasciare interviste e diventa oggetto di dibattiti televisivi [4], addirittura si lamenta di non essere in grado di uscire di casa senza essere assediato dai giornalisti [5]. In quel periodo Go Nagai è un personaggio talmente discusso da diventare oggetto di gossip: si diceva addirittura che frequentasse locali gay e che fosse ossessionato dal disegnare donne nude perché frustrato dal suo essere ancora vergine [6]. Questa polemica rende Nagai un autore conosciuto anche a chi non legge manga [6], tuttavia lo fa sentire vittima di un’ingiustizia: sa bene di non essere stato lui a causare la moda dello skirt meguri, e che solo i genitori sono i responsabili del comportamento dei loro bambini. [7]
Tutto questo clamore fa impennare le vendite di Shonen Jump che diventa la rivista a fumetti più venduta in Giappone, primato che dura ancora oggi. Sull’onda dello scandalo vengono realizzati gadget, serie tv e film, Shonen Jump pubblica una serie di 22 articoli sulla “reputazione” di Harenchi Gakuen e il 30 marzo 1970 vede la pubblicazione del primo dei cinque capitoli de La Grande Guerra Senza Pudore: un fumetto al vetriolo dove le vecchie generazioni, accusate di essere dei sadici nostalgici del Giappone imperialista, uccidono brutalmente buona parte dei personaggi principali. È il primo grande shock per i piccoli lettori, e non sarà l’ultimo. La serie prenderà solo qualche settimana di pausa ma la gogna mediatica sembra segnare per sempre la sensibilità di “Go-chan, il genio del gag manga”.
“Go-chan sfida un nuovo genere!”
Il grande successo di Harenchi Gakuen (i cui contenuti verranno comunque ammorbiditi) e di altre serie umoristiche come Kikkai-kun (Shukan Shonen Magazine) e Abashiri Ikka (Shukan Shonen Champion) rendono Nagai una vera e propria star del manga; queste, grazie al supporto della sua Dynamic Pro (un gruppo di lavoro composto, al suo apice, da ben 15 assistenti, 3 manager e 2 contabili [6]), arrivano a pubblicare una quantità impressionante di tavole ogni settimana. Nagai sfrutta quindi la sua popolarità per fare quello che ha sempre desiderato, ovvero un manga non umoristico: si tratta di Gakuen Taikutsu Otoko – L’Uomo Annoiato dalla Scuola (pubblicato in Italia come Guerrilla High), una sorta di versione action e iperviolenta di Harenchi Gakuen, che cita esplicitamente gli scontri tra studenti e forze dell’ordine per raccontare di una guerra tra professori e alunni.
La rivista che lo ospita è Bokura Magazine, la risposta di Kodansha a Shonen Jump, che propone contenuti ancora più estremi a un pubblico di bambini delle scuole elementari e medie. Questa rivista, che pubblicherà anche serie entrate nella storia come Tiger Mask (L’Uomo Tigre) e Kamen Rider, viene ricordata da Akiyuki Shinbo (regista di Puella Magi Madoka Magica) come la lettura più importante della sua infanzia [8] . Purtroppo, L’Uomo Annoiato dalla Scuola si concluderà dopo pochi mesi senza un vero finale, probabilmente a causa dell’abbandono di Ken Ishikawa (futuro autore del manga Getter Robot), assistente chiave di Nagai il cui stile è riconoscibile anche nelle scene più movimentate delle altre opere targate Dynamic Pro, e senza il quale Nagai si trova in difficoltà [6].
I gag manga firmati Go Nagai & Dynamic Pro non sono certo leggeri, basti pensare alla violenza di Abashiri Ikka e ai contenuti scioccanti di Kikkai-kun [2], ma il sogno di Nagai resta quello di realizzare storie più serie, proprio come quelle degli autori che più lo hanno segnato nel suo periodo formativo: Osamu Tezuka e Sanpei Shirato [6]. Bisognava però convincere gli editor delle riviste di esserne all’altezza; gli viene concesso di mettersi alla prova con Oni – 2088 Nen no Hanran – (Oni – La Ribellione del 2088 ) sul numero speciale del Capodanno 1970 di Shukan Shonen Magazine. È una lunga storia autoconclusiva (100 pagine) appartenente al genere sci-fi che racconta della rivolta della razza aliena degli Oni, oppressa dagli esseri umani con una crudeltà che ricorda molto quella dei soldati giapponesi durante l’occupazione cinese e coreana: proprio i soldati della generazione che ha tanto criticato Nagai e che viene combattuta dalle rivolte studentesche.
Oni ottiene un ottimo successo [6] e consente a Nagai di riprovarci con la sua prima serie story manga, di nuovo su Bokura Magazine, nel gennaio 1971: Mao Dante (Re Demone Dante). Al di là dei superficiali riferimenti alla religione cristiana e alla più nota opera di Dante Aligheri (come la presenza di un enorme demone immerso nel ghiaccio, alla pari del Lucifero dell’Inferno), Mao Dante è una storia dal punto di vista del mostro, del Godzilla che Nagai tanto ama [2]; oltre alle splendide tavole, quasi catartiche nella loro forza primitiva, è questa la sua vera forza. Come già in una storia breve umoristica del 1970, si simpatizza con il mostro senza però negarne l’indiscriminata potenza distruttiva, con buona parte del manga formato da tavole di vero e proprio disaster porn. Mao Dante è estremamente crudo, specialmente per una rivista dedicata ai più piccoli: il protagonista Ryo Utsugi/Dante ha come unico scopo l’eliminazione dell’umanità, colpevole di essere l’incarnazione di un Dio che ha sterminato la sua razza. La chiusura di Bokura Magazine ne interrompe però bruscamente la serializzazione, lasciandolo senza un finale.
Il 7 marzo 1971 su Shukan Shonen Magazine viene pubblicato Il Grande Shock di Susumu-chan (Susumu-chan Dai Shock), una storia breve in cui gli adulti cominciano a uccidere i bambini senza apparente motivo. Un horror surreale in cui Nagai sviluppa sempre di più l’espressività delle sue tavole, le quali reggono una storia che non ha molti altri punti d’interesse se non quello di essere un incubo che sembra mirare solo a traumatizzare i giovani lettori. Grazie al premio di popolarità vinto da questa storia breve, verranno commissionate a Nagai altre storie drammatiche autoconclusive come Il Sangue dell’Africa (11 aprile 1971); la prossima serie però sarà un altro gag manga, Omorai-kun.
Nello stesso anno, le rivolte studentesche diventano sempre più violente ed entrano nella loro seconda fase, quella del cosiddetto uchi-geba (violenza interna) [9], caratterizzata da sanguinose lotte interne ai gruppi di sinistra che negli anni faranno più di 100 vittime [10] e che sfocerà presto in uno dei periodi che più traumatizzerà l’opinione pubblica giapponese.
Aldo
Riferimenti:
[1] Sport, memory and nationhood in Japan, a cura di Andreas Niehaus e Christian Tagsold, Routledge, 2012
[2] Devilman Tabulae Anatomicae, intervista a Hideaki Anno e Go Nagai, Kodansha, 1999
[3] https://web.archive.org/web/20080323165158/http://en.tezuka.co.jp/manga/sakuhin/m074/m074_01.html
[4] “Il Mondo di Go Nagai”, Federico Colpi, postfazione al vol. 1 di Devilman, Dynamic Italia
[5] Go Nagai, Shonen Jump #14, 30/3/1970
[6] Gekiman!, Go Nagai & Dynamic Pro, Nihon Bungeisha, 2010
[7] Go Nagai, intervista al canale televisivo Another Sky, 2018
[8] Intervista ad Akiyuki Shinbo, Yasou bis, 2011
[9] Japanese Student Activism in the 1970s, Michiya Shimbori, T. Ban, K. Kono, H. Yamazaki, Y. Kano, M. Murakami e T. Murakami, Springer, 1980
[10] 1968 in Japan: the student movement and worker’s struggles https://en.internationalism.org/2008/09/japan-1968